Archivio di Documenti, Studi & Articoli

Un archivio di documenti sul caso del muflone dell'Isola del Giglio per ricercatori e responsabili politici.


Relazione & Raccolte di Articoli

Save Giglio Salviamo i Mufloni Copertina

SALVIAMO I MUFLONI DELL'ISOLA DEL GIGLIO - RELAZIONE

14 Febbraio 2023SaveGiglioPDF

Questa raccolta completa di dati delinea il caso dei mufloni mettendone in evidenza la storia, lo studio genetico, i costi del progetto di eradicazione, le informazioni sulla petizione per fermare il progetto, l'analisi comparativa dei costi, la legislazione, i casi di studio e molto altro.


FNOB, Atti della Conferenza

FNOB - ATTI DELLA CONFERENZA A ROMA - "LA GESTIONE DEL PATRIMONIO NATURALISTICO ITALIANO DEGLI ULTIMI DECENNI"

22 Maggio 2023Federazione Nazionale dei Biologi (FNOB)PDF

"Un comitato tecnico-scientifico che nei mesi successivi al congresso ha avuto l’onore e il desiderio di analizzare decine e decine di articoli presenti in letteratura scientifica di settore peer reviewed e, di progetti LIFE degli ultimi 20 e passa anni prodotti in Italia ... verranno a galla diversi aspetti che dal punto di vista scientifico instillano il dubbio riguardo le motivazioni e sui criteri utilizzati in molti progetti LIFE che sono stati svolti negli ultimi decenni, non ultimo Life LetsGo Giglio"


Save Giglio Raccolta Articoli

I MUFLONI DEL GIGLIO: UNA RACCOLTA DI ARTICOLI PUBBLICATI

08 Febbraio 2023SaveGiglioPDF

Questa raccolta di articoli inizia con il primo articolo pubblicato l'8 febbraio 2021 per sensibilizzare l'opinione pubblica sul progetto di sterminio dei mufloni del Giglio e si conclude con l'articolo più recente dell'8 febbraio 2023, in cui viene esposto l'alto tasso di mortalità dovuto all'uso di lacci per catturare i mufloni.


HeartOnEarth News - Alessandro Baldasserini

I MUFLONI DELL'ISOLA DEL GIGLIO & IL CIRCUITO CHIUSO DELL'ENTE PARCO

23 Febbraio 2023HeartOnEarth NewsPDF

Una raccolta completa di articoli pubblicati dal giornalista d'inchiesta Alessandro Baldasserini sul caso dei mufloni del Giglio.





Archivio di Documenti PDF per il Download:

Un archivio di documenti sul caso del muflone dell'Isola del Giglio per ricercatori e responsabili politici.


Documenti d’Epoca


Monumento al Franco

Estratto dal Progetto della Conservazione dei Mufloni negli Anni '50 al Giglio

Il progetto della difesa del muflone (ovis musimon) fu concordato e messo a punto con i compianti Prof.ri A. Ghigi, A. Toschi e R. Videssot. Questi tre grandi paladini della protezione della Natura durante la loro vita, sempre tesa a questo fine nobilissimo, indicarono come si può e si deve amare la patria in tempo di pace non solo difendendo...

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Rivista Diana

Estratto dalla Rivista Diana del 31 Gennaio 1959

Al Giglio questa realizzazione è stata raggiunta in una zona ad ovest dell’isola denominata “Il Franco”, situata tra Poggio Zufolone e Poggio Giannetto, sopra al Campese, con la creazione del “Parchetto del Franco”, estensione di quasi 100 ettari completamente recintati, oasi voluta e curata dal prof. Baldacci che ama la Natura e la caccia con tanta dedizione si da ritenerle come suo indispensabile elemento di vita.

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Informazione di Database

CABI - Compendio delle Specie invasive

Il database utilizzato dal EU. Descrizione del Muflone. "...in molti paesi non sono stati riscontrati effetti negativi sull’ambiente nativo (non è quindi da considerarsi invasivo)..." Questo datasheet utilizza 140 risorse.

https://www.cabi.org/isc/datasheet/71353

IUCN Database - Gruppo specialistico riguardo le Specie Invasive

Il database utilizzato dal progetto LetsGo Giglio. Questo website identifica il Muflone come specie “invasiva” basandosi su studi effettuati presso le Isole Channel ed Hawaii, dove gli erbivori hanno danneggiato le specie di piante a rischio di estinzione in quei luoghi. Nota: il Muflone non è mai stato presente alle Isole Channel e la raccolta di dati è riferita ad erbivori di grandi dimensioni. Questo datasheet utilizza solamente 14 risorse. Sammuri è vicepresidente del IUCN.

http://www.iucngisd.org/

Lista delle specie alloctone ed invasive riguardanti l’Unione Europea

"il Nucleo di Regolamentazione (EU) 1143/2014 è la lista delle specie alloctone ed invasive riguardanti l’Unione Europea (la lista dell’U.E.)" Il Muflone non è presente nella lista.

https://ec.europa.eu/

EASIN – Rete di informazione sulle specie aliene dell’Unione Europea

Questo è l’elenco della U.E. che contiene 14.000 specie alloctone. Digita "Ovis Aries" nel campo della ricerca ("Search Name").

https://easin.jrc.ec.europa.eu/

I Mufloni dell’Isola del Giglio: Gli Esperti Dicono

Alessio Zanon

Dr. Alessio Zanon, Medico Veterinario Esperto in Biodiversità Zootecnica

“Il Giglio rappresenta tuttora un serbatoio di diversità genetica troppo importante per poter essere sacrificato a fronte di presunti danni non sufficientemente supportati e studiati".

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Franco Tassi

Prof. Franco Tassi, Responsabile del Comitato Parchi Nazionali

“Esistono sicuramente alternative valide ed efficaci agli assurdi metodi con cui il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, addirittura con Fondi Europei LIFE (=VITA!), si affanna a portare nelle Piccole Isole, e in particolare a Montecristo e al Giglio, la Morte: si può e si deve invece salvaguardare la Vita, e qualora fosse necessario, si potrebbe anche esportare la Vita altrove.”

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Franco Perco

Dr. Franco Perco, Direttore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini

“Ritengo che questa sia un’occasione importante per un Parco Nazionale e non solo, da non sprecare ma invece da valorizzare con vere e proprie scuole di etologia all’aperto.”

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Marco Masseti

Prof. Marco Masseti, Zoologo, Paleo-Ecologo & Esperto di Faune Insulari

“Dalle dichiarazioni di Sammuri pare di capire che egli non ritenga il Giglio, e tanto meno gli isolani, degni di essere ascoltati. Infatti non gli occorrono studi scientifici dedicati e nemmeno ha perso tempo a chiedere ed ascoltare l’opinione della popolazione e dei locali prima di prendere decisioni così importanti e definitive.”

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Barbara Wilkens

Dr. Barbara Wilkens, Archeozoologa

“I mufloni hanno dato origine a tutte le pecore attuali e hanno accompagnato la nostra civiltà dal Neolitico antico fino ad oggi, cioè da circa 8.000 anni nei nostri territori e ancora più nei loro territori di origine del Vicino Oriente. Cosa si intende per specie aliena? Quanto tempo deve passare dopo il suo arrivo perché una specie non debba più essere considerata aliena? Se si è bene inserita nell’ambiente, 8.000 anni bastano? ”

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Non è dimostrato che i mufloni del Giglio costituiscano una minaccia per l'habitat

All'Isola del Giglio, nessuno studio locale indipendente ha dimostrato che i mufloni abbiano danneggiato la biodiversità dell'isola. La documentazione che segue suggerisce fortemente che i mufloni hanno un comportamento e una dieta che non consentono alla specie di diventare invasiva o minacciosa per l'habitat nel contesto del Mediterraneo.


STERNA 2006 con la supervisione scientifica di INFS ora ISPRA e di Silvano Toso, ex direttore di INFS ora ISPRA, dichiara: "Il muflone è uno degli ungulati selvatici meno esigenti circa la qualità degli alimenti e contemporaneamente molto legato alla componente erbacea della vegetazione durante il periodo estivo mentre nel periodo autunnale si assiste ad un progressivo aumento dell'utilizzo delle dicotiledoni semilegnose e delle loro foglie....";


dai Quaderni de Georgofili, Dipartimento di Biologia Vegetale Università di Firenze 2009, si legge: "E' caratteristica dei mufloni instaurare una sorta di equilibrio con le risorse alimentari. Infatti il danno è sempre molto basso e uniformemente distribuito come se tendessero a minimizzare il disturbo distribuendolo il più possibile sul territorio";
inoltre: "La predilezione dei mufloni per la vegetazione legnosa fa di loro degli strumenti dal valore incalcolabile per la conservazione delle macchie e dei boschi";
ancora: "Sulle isole dell'Arcipelago, si sono evidenziati degli Hot Spots di danno che per i mufloni si mantengono bassi in tutte le aree di studio". - Stesso discorso vale per la biodiversità animale:


STERNA 2006: "Non esiste in pratica competizione alimentare tra il muflone ed i cervidi mentre interazioni negative sono segnalate solo con il camoscio" che nell'Arcipelago toscano non è presente.


Il problema dell’invasività di una specie sia logicamente legata al luogo ed alla densità della popolazione e che non ha senso generalizzare facendo riferimento tra l’altro a situazioni molto lontane dalla nostra (non esistono studi specifici condotti al Giglio, solamente generalizzazioni basate su ricerche afferenti isole esotiche come le Hawaii). La densità dei Mufloni al Giglio è di circa 1-2 Mufloni ogni 100 ettari, ed è ben lontana da poter costituire un pericolo per la biodiversità (che può verificarsi con densità superiori ai 28 – 30 Mufloni ogni 100 ettari, in un contesto insulare Mediterraneo).


Densita' di Populazione

Legislazione

REGOLAMENTO (UE) N. 1143/2014 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 22 ottobre 2014 - recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive

(1) La comparsa di specie esotiche, che siano animali, vegetali, funghi o microrganismi, in nuovi luoghi non è sempre fonte di preoccupazione. (25) È opportuno prendere in considerazione metodi non letali e tutte le azioni adottate dovrebbero ridurre al minimo l'impatto sulle specie non destinatarie di misure.

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Al punto (1) della sua introduzione recita: "La comparsa di specie esotiche, che siano animali, vegetali, funghi o microrganismi, in nuovi luoghi, non è sempre fonte di preocupazione. Tuttavia le specie esotiche, se raggiungono un numero considerevole, possono diventare invasive...." al Giglio i mufloni non sono un numero considerevole.


Inoltre il punto (25) recita: "E' opportuno prendere in considerazione metodi non letali..." l'ammazzamento è letale.


Ancora, il punto (29) recita: "La direttiva 2003/35/CE del Parlamento e del Consiglio ha istituito un quadro per la consultazione pubblica nelle decisioni relative all'ambiente. All'atto di definire come intervenire sul fronte delle specie esotiche invasive, una partecipazione efficace del pubblico dovrebbe, da un lato, consentire che vengano espressi punti di vista e preoccupazioni che possono utilmente influire sulle decisioni e, dall'altro, consentire ai responsabili di tener conto di tali rilievi..." confronto che non è avvenuto anzi, gli isolani, con la raccolta di migliaia di firme, vogliono che i mufloni restino sull'isola.


All'art. 2 definisce specie esotica invasiva: "una specie esotica per cui si è rilevato che l'introduzione o la diffusione minaccia la biodiversità e i servizi ecosistemici collegati, o ha effetti negativi su di essi".


All'art. 3 definisce eradicazione: "l'eliminazione completa e permanente della popolazione di una specie esotica invasiva tremite mezzi letali o non letali".


All'art. 12.1 recita: "Ciascuno Stato membro può istituire un elenco nazionale delle specie esotiche invasive di rilevanza nazionale..."


All'art. 26 stabilisce la partecipazione del pubblico nell'elaborare piani d'azione. Cosa non fatta.


Premesso che il muflone NON è tra le specie esotiche invasive di rilevanza unionale indicate dal regolamento di esecuzione UE 2016/1141 della Commissione del 13 luglio 2016 e che il decreto 19 gennaio 2015 del Ministero dell'Ambiente stabilisce nella premessa e all'art. 1 che "vanno considerate parautoctone quelle specie animali o vegetali che, pur non essendo originarie del territorio italiano, vi siano giunte per intevento diretto intenzionale o involontario dell'uomo e quindi naturalizzate in un periodo storico antico anteriormente al 1500 DC )...". Nell'elenco, tra i mammiferi parautoctoni è indicato Ovis aries gmelini (ovvero Ovis orientalis musimon), area di parautoctonia la Sardegna.


LEGGE 11 FEBBRAIO 1992, N 157, ART. 18, COMMA 1

c) specie cacciabili dal 1 ottobre al 30 novembre: pernice bianca (Lagopus mutus); fagiano di monte (Tetrao tetrix); francolino di monte (Bonasa bonasia); coturnice (Alectoris graeca); camoscio alpino (Rupicapra rupicapra); capriolo (Capreolus capreolus); cervo (Cervus elaphus); daino (Dama dama); muflone (Ovis musimon), con esclusione della popolazione sarda; lepre bianca (Lepus timidus);


Dal Action A.1 - Deliverable “Protocollo operativo per l’eradicazione del Muflone (Ovis aries) presso l’Isola del Giglio” PROGETTO LETSGO GIGLIO Less alien species in the Tuscan Archipelago: new actions to protect Giglio island habitats LIFE18 NAT/IT/000828 Aprile 2021

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Pagina 4- "Gli ultimi studi molecolari suggeriscono che il muflone europeo derivi da una fase di almeno parziale addomesticazione supportando la sua inclusione nella specie Ovis aries (Hiendleder et al., 2002; Sanna et al., 2015). Attualmente si ritiene che le popolazioni sarde conservino ancora una parte rilevante dell'originale diversità genetica attualmente persa o impoverita nei parenti selvatici asiatici, e questo fattore suggerisce che debbano essere oggetto di conservazione a differenza delle altre presenti sul territorio nazionale (Loy A., et al., 2019)."


Pagina 28- "Ai sensi della Legge 11 febbraio 1992, n 157, art. 18, comma 1, il Muflone, con esclusione della popolazione sarda, è una specie cacciabile nel nostro paese."


Siti e Documenti dell'Ente Parco

Resto Con LIFE

https://www.restoconlife.eu/

LIFE - LetsGo Giglio

https://www.lifegogiglio.eu/

Pagina Facebook dell'Ente Parco

https://www.facebook.com/parcoarcipelagotoscano

Articoli Sul Progetto LIFE nell'Isola d'Elba

Gabbie Vuote - PER I MUFLONI DELL'ISOLA D'ELBA - Maggio 2017

Lettera inviata al Ministero dell'Ambiente, alla Regione Toscana, alla Prefettura di Livorno, ai comuni dell’Isola d’Elba e a vari quotidiani

https://gabbievuote.it/

Eradicazione dei mufloni all’Elba, Sammuri risponde a Volpi del WWF

Sammuri: “Con quanto premesso, non sarebbe necessario verificare caso per caso l’impatto negativo di una spesa aliena per tentarne l’eradicazione, soprattutto su un’isola… Come detto all’inizio una specie aliena è immessa volontariamente o involontariamente da parte dell’uomo ed è sempre uno sbaglio.”

https://www.greenreport.it/

Valutazioni Dell’ispra Sul Piano Di Controllo Del Muflone – Isola D’elba

"Nelle ultime settimane sono pervenute ad ISPRA da parte di associazioni animaliste toscane numerose note e proposte alternative relative agli interventi di controllo del Muflone in atto presso l’isola d’Elba, Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Con la presente nota ISPRA intende quindi fornire alcuni chiarimenti in particolare sui criteri tecnico-scientifica adottati da ISPRA per la stesura dei pareri rilasciati su richiesta dell’Ente Parco."

https://www.isprambiente.gov.it/

Trovata l’oasi protetta che salverà dallo sterminio i mufloni dell’Elba

Dopo diversi anni di lavoro, solamente 2 mufloni sono stati accolti dal Centro Recupero Animali Selvatici della Maremma (CRASM). Ordinata dall’Ente Parco la segregazione di femmine e maschi. Centro composto da un'area recintata di circa 2.000 metri quadrati, un quinto di ettaro.

https://www.toscanachiantiambiente.it/

Progetti di Protezione del Muflone

KORA/MALME Metapopulation Approach for Large Mammals in Europe Case Study Alps Risk of loss of genetics

"nelle alte aree marginali e nelle colline pedomontane, dove non sia presente il camoscio, l’idea di introdurre il Muflone, per aumentare la Biodiversità… non è da escludersi [Tosi e Lovari 1997]."

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Estratto dal Progetto della Conservazione dei Mufloni negli Anni '50 al Giglio

Il progetto della difesa del muflone (ovis musimon) fu concordato e messo a punto con i compianti Prof.ri A. Ghigi, A. Toschi e R. Videssot. Questi tre grandi paladini della protezione della Natura durante la loro vita…

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Protezione e Salvaguardia del Muflone selvatico in Europa: il primo esempio di “Genetic Management” usando un progetto basato su Biotecnologie Riproduttive - Marzo 2002

Questo progetto riguarda il salvataggio di una specie in via di estinzione, il Muflone Europeo (Ovis orientalis musimon), tramite l’applicazione di un insieme integrato di biotecnologie della riproduzione. Una specie classificata come vulnerabile (i.e., considerando una specie ad alto rischio di estinzione tra i selvatici, a medio termine) è la popolazione autoctona del Muflone Europeo, che vive solo nelle Isole di Sardegna e Corsica. In Sardegna, l’espansione dell’allevamento delle pecore, ha ridotto l’habitat naturale del Muflone Europeo, causandone una forte riduzione in ternine di capi e la loro dispersione in pochi isolati gruppi. Questi fenomeni minacciano la sopravvivenza del Muflone Europeo, la cui probabilità di estinzione è correlata direttamente alla variabilità della popolazione ed inversamente correlato al tasso e densità di immigrazione.

https://academic.oup.com/

Clonazione del Muflone Selvatico, scritto da Tracy Heatherington - February 2008

Riferimento all’importanza della conservazione delle risorse genetiche. Dibattito sull’essenzialismo genetico e continuo miglioramento delle tecniche di conservazione degli endemismi biologici.

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A LIFE Project 2003-2007: Conservazione e diffusione delle popolazioni di Muflone Corso in Corsica

Il Progetto punta alla protezione e conservazione dell’intera popolazione del Muflone Corso (Ovis gemelini musinom var.corsicana). Considerando i numerosi tentativi ed i lunghi tempi necessari per effettuare un programma di difesa degli ungulati selvatici dall’accoppiamento in cattività, questo Progetto LIFE contribuirà soprattutto a lanciare il programma nei prossimi 5 anni.

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Aggiornamento della Carta delle Vocazioni Faunistiche della Sardegna: Sezione Ungulati. Sassari, Sardinia, Italy: Università degli Studi di Sassari -2012

Il muflone rappresenta in Sardegna una entità faunistica storicamente autoctona. Eseguendo le medesime elaborazioni dei dati emerge per questa area di indagine una stima della densità di mufloni pari a circa 11 capi per 100 ettari."

http://www.sardegnaambiente.it/

Estratto dal Progetto della Conservazione dei Mufloni negli Anni 1950 al Giglio

Estratto dall’opuscolo “Prof. Ugo Baldacci, Disciplina della Caccia e interesse generale, “La Riserva di Caccia” n. 3/1975”

“Il progetto della difesa del muflone (ovis musimon) fu concordato e messo a punto con i compianti Prof.ri A. Ghigi, A. Toschi e R. Videssot. Questi tre grandi paladini della protezione della Natura durante la loro vita, sempre tesa a questo fine nobilissimo, indicarono come si può e si deve amare la patria in tempo di pace non solo difendendo quel poco che è rimasto da conservare per le generazioni future, ma soprattutto riparando i danni portati all’ambiente naturale da una azione antropica plurimillenaria rivolta sempre a soddisfare, giorno per giorno, i bisogni di carne, di cereali, di combustibile e ad esercitare la caccia, nei tempi lontani per difendersi ed alimentarsi, nei tempi recenti per puro diletto sportivo”.

Monumento al Franco

Foto Credit: Piero Landini


L’allevamento del muflone, specie protetta per legge, perché minacciata di estinzione, fu iniziato nel 1955 in un fondo chiuso, con concessione di Riserva di caccia, all’Isola del Giglio (Grosseto).

Questi selvatici si adattarono bene all’ambiente peraltro assai simile a quello dell’isola di provenienza, ed ogni anno le femmine, anche quelle nate a primavera partorirono uno o due piccoli.

Nel 1962 i mufloni erano ormai in soprannumero nel fondo chiuso del Giglio; fu richiesto il parere del Laboratorio di Zoologia Applicata alla Caccia ed il permesso al Ministero dell’Agricoltura e Foreste di trasferirne una parte nella Riserva di Miemo (Pisa) dove trovarono pascolo abbondante, buoni ridossi e tranquillità.

Il fondo chiuso del Giglio e la Riserva di Meimo hanno concorso validamente alla protezione del muflone ed alla sua diffusione in Italia, che nel ’56 aveva la popolazione più bassa, tra le altre nazioni europe, di questo magnifico selvatico naturale della Sardegna e della Corsica. Da Miemo infatti sono stati inviati mufloni a popolare alcune Riserve della Toscana, del Lazio, del Trentino, del Friuli Venezia Giulia e Parchi della Basilicata, delle Puglie, del Veneto”.



Estratto dalla Rivista Diana del 31 Gennaio 1959

(…) se sulle balze spioventi dei graniti e dei gabbri si notassero le sagome imponenti di quei nostri bei selvatici che sono i mufloni, animali che già verso il 1900 erano stati introdotti nella vicina Isola di Montecristo, ed ormai da un pezzo distrutti.

Al Giglio questa realizzazione è stata raggiunta in una zona ad ovest dell’isola denominata “Il Franco”, situata tra Poggio Zufolone e Poggio Giannetto, sopra al Campese, con la creazione del “Parchetto del Franco”, estensione di quasi 100 ettari completamente recintati, oasi voluta e curata dal prof. Baldacci che ama la Natura e la caccia con tanta dedizione si da ritenerle come suo indispensabile elemento di vita. La recinzione totale di questo parchetto, estesa anche dalla parte del mare, è stata eseguita senza economia di mezzi, con rete zincata alta oltre due metri sovrastata da fili spinati, e sostenuta da fitti paletti, parte in legno e parte in ferro, ove occorreva murati nella roccia; la rete è interrata per circa trenta centimetri.

Tale onerosa recinzione non solo tutela i confini, ma impedisce che le pecore di qualche gregge entrino in contatto con i mufloni che, come è risaputo, si accoppiano con esse con una certa facilità, il che comprometterebbe la attuale purezza della loro razza.

Nella mattina raccogliamo informazioni dal guardia e partiamo alla ricerca dei selvatici. Mio particolare intendimento quello di osservarli loro ambiante, fotografarli e rendermi conto dell’ordinamento del Parchetto.

Copertina della Rivista Diana
In questo Parchetto dai mille stradelli fra la macchia alta, puliti ed ordinati come in un giardino, sono state attuate tutte le condizioni più favorevoli e particolari per lo sviluppom della selvaggina: così, fra tante opere, l’acqua è stata sapientemente distribuita nei vari abbeveratoi situati nel più fitto della macchia; nei ripiani a prato, verdeggiano pasture di erbe adatte. Osservo anche nuove specie di piante che sono state poste a dimora e sono ora rigogliosissime.

Il clima mite del Giglio offre possibilità anche di cultura di agrumi in piena terra, senza riparo. Un buon rimboschimento in quest’isola sarebbe altrettanto importante quanto l’immissione di selvaggina. Ho notato che anche negli spacchi della roccia ove poca terra affiora, vi sono arbusti piante robuste. Infatti al principio del V secolo, Rutilio Numanziano scriveva: Igilii silvosa cacumina minor; ed ancora nel 1594 un privato contrattava per quattro anni 11.000 cataste di legno di leccio (Archivio Mediceo). Il bosco d’alto fusto non tarderebbe a formarsi di nuovo se l’uomo, come purtroppo avviene, non entrasse in funzione con l’accetta appena possibile.

Nel Parchetto del Franco domina la macchia di alaterno, di lentisco, d’erica arborea, di cisto, di rovere, di Juniperus phoenica, che anche qui, come in Maremma, chiamano sabina, e tante altre piante sì che al Giglio se ne contano grossomodo 780 specie. In questa zona, in via di costituzione a riserva chiusa – sorretta dall’autorevole plauso dell’illustre prof. Ghigi del Laboratorio di Zoologia – furono liberati sette mufloni, quattro femmine e tre maschi, di cui un maschio giovane con la classica “sella” ancora poco sviluppata, e due femmine provenienti dalla Germania, da ceppo sardo-corso, importato per la prima volta in Ungheria verso il 1800 e fortificatosi, pur mantenendo la purezza di razza, in Germania. Gli altri soggetti provengono dalle riserve della Sardegna.

Rivista Diana
Usciamo da un boschetto di Pini d’Aleppo ed in un ripiano coltivato a prato delimitato da un grosso sperone di roccia verdastra (scisti serpentinosi) a cui si appoggia un fitto intreccio di rosa canina, scorgiamo un maschio di Muflone intento ad uno strano lavoro. Memore, forse, dei tempi in cui il maschio rifulgeva per la cavalleria, lo vediamo partire di gran carriera a testa bassa e cozzare violentemente contro il tronco di un giovane olivo; a tale scossa cade dalla pianta qualche frutto ed ecco che si affacciano cautamente dalla macchia due femmine, si fanno sotto, mangiano le olive e forse ringraziano a modo loro. Ma aspettano ancora, certo non sono sazie. Ed infatti la bella testa del muflone si protende verso l’olivo fino ad arrivare con la bocca ad un ramo, lo addenta e lo piega verso terra perché le compagne possano mangiare meglio e di più.

Nel frattempo però ci siamo avvicinati troppo ed al fischio imperioso d’allarme del maschio i mufloni spariscono velocissimi per riapparire quasi subito, alti, incollati su un dirupo, dal quale ci osservano curiosamente. Sono bellissimi!

Questo ovide meriterebbe certamente ancora più ampio incremento, come è stato già fatto in America per un suo non lontano parente, il Bighorn (Ovis canadensis). Il Muflone, o Capra Aegoceras degli antichi, sembra che abbia popolato anche le Isole Baleari e le montagne della Grecia. I romani ne tenevano gran conto per le prelibate carni, e Plinio faceva una netta distinzione tra i mufloni della Corsica e quelli della Sardegna chiamando i primi Musmon e i secondi Ophion.

Riprendiamo la nostra marcia e ci inoltriamo nei sentieri ove ai lati la macchia bassa e la roccia si alternano più frequentemente. Qui scorgiamo una brigata di bellissime ed agili coturnici orientali o Chukar; passano a coppie nei tratti scoperti, pedinando velocemente. Altre ancora riusciamo a fotografarle col teleobbiettivo nel loro pacifico ambiente. Questa selvaggina si è magnificamente riprodotta, sì che alcune brigate si sono anche irradiate in terreno libero. A tutela di questa specie sarebbe augurabile che gli organi venatori sotto la cui giurisdizione si trova quest’isola, ne vietassero la caccia in modo assoluto per un certo periodo di tempo.

Un Maschio e due Femmine - Rivista Diana
Questi uccelli si mostrano relativamente domestici e penso che ciò sia da attribuirsi alla quieta vita condotta nel Parchetto, come succede, del resto, quando i selvatici si sentono in luoghi sicuri e nella massima tranquillità; (…). La chukar, inoltre, vive bene anche in prossimità con la pernice rossa, per cui quest’ultima verrà liberata nel Parchetto del Franco nel corrente anno.

(…) Di serpentelli è presente solo l’innocui biacco, distruttore, in prevalenza, di piccoli topi. Alla villa ho occasione di gustare una speciale conserva di uva, tipica del luogo, confezionata quasi senza zuchero e dal gusto particolarmente gradevole.

Si approssima la sera. La macchia mediterranea si veste di un pallido rosa evanescente e gli smorti raggi di luce filtrano attraverso la bruma invernale facendo spiccare la nera punta della Pagana. Storniscono alla brezza umida gli alaterni, le ginestre spinose e i rosmarini; dalle basse casupole dei pescatori s’alzano nell’aria, fra il fumo bluastro, folate di “monachine” che il vento trasporta insieme al grato odore del lentisco che arde.

Trascorriamo il dopocena giocando a carte accanto al caminetto dove ardono grossi ceppi; dalla finestra giungono i bagliori bianco-verdi del faro oltre la Torre del Campese. Fuori, calma e silenzio; solo il monotono picchiettare della pioggia culla dolcemente tanta pace… .

Nel viaggio di ritorno, alle prime luci dell’alba, seduto a poppa dell’Aegilium che è ormai prossimo a Porto Santo Stefano, socchiudo gli occhi e rivedo indefinito il profilo di quest’isola come la groppa irsuta di un mostro marino riposante sull’acqua.

Lassù, dietro la Pagana, le chukar ed i mufloni dagli occhi color miele sono tornati a nuova vita, e guardano sereni l’azzurra distesa del mare.

Valerio Masserini